Ricordo un anno fa, papa Francesco attraversò lento una Piazza San Pietro deserta. Solo. Eravamo in pieno lockdown, come tutto il mondo guardava chiuso in casa il Papa angosciato e smarrito.
Il momento straordinario di preghiera voluto da papa Francesco, in piena pandemia, il 27 marzo di un anno fa, fu seguito anche in Cina.
In Italia la riflessione di Jorge Mario Bergoglio, l’invocazione al Signore e la benedizione Urbi et Orbi coinvolse 17 milioni di italiani. Era venerdì. Tutto cominciò alle 18. Quel giorno fu un giorno tragico. Non l’ unico. Ma decisamente il
peggiore. L’ Italia registrò il più alto numero di morti nell’ arco delle ventiquattr’ ore (969 decessi in più) e con 86.498 contagiati il nostro Paese superò la Cina.
“Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”, disse il Pontefice. “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’ angoscia dicono: “Siamo perduti”, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme…”
Quale impatto ebbe quel momento? Come la Chiesa e la società si sono fatte toccare il cuore da quelle parole e da quei gesti? Dopo un momento di disorientamento non mancarono le reazioni positive nei cuori e nelle azioni di solidarietà verso i più fragili e deboli. Vi fu una tempestiva riorganizzazione delle strutture sanitarie attivando terapie intensive e reparti dedicati al covid-19.
Ad un anno siamo ancora alle prese con la pandemia e adesso anche alle varianti del virus. E’ di ogni giorno la corsa alle vaccinazioni e le diatribe con l’Europa per la carenza di vaccini e la inevitabile crisi finanziaria con tante imprese e famiglie sul lastrico.
Il Governo corre ai ripari con i finanziamenti per sostenere famiglie ed imprese ed anche la Conferenza episcopale italiana prevista, Covid permettendo, a fine maggio, proporrà uno stanziamento di 60 milioni di euro (dopo i 156 del 2020) su tutto il territorio nazionale: saranno coinvolte tutte le diocesi, nel segno della sinodalità”.
Lo ha annunciato il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, rispondendo alle domande dei giornalisti, durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente dei vescovi italiani.
La Chiesa italiana è impegnata molto in un cammino di prossimità, non solo attraverso la Caritas, ma attraverso tantissimi italiani che si fanno prossimi alle situazioni di difficoltà, verso le persone più deboli e colpite dalla crisi. La Chiesa è andata incontro alle difficoltà, non solo economiche, che la pandemia sta accentuando. E’ incessante l’impegno della Chiesa italiana a favore delle persone svantaggiate che continua, soprattutto riguardo alle famiglie che sono state maggiormente colpite dalla crisi. E’ importante un dialogo, un confronto che inizia, nel segno della collaborazione nell’ impegnarci, tutti insieme, ad uscire dalla crisi e a creare azioni che possano risollevare la vita del Paese, delle persone e delle famiglie”.
La Pasqua è un momento di incontro importante per la comunità cristiana. C’ è una salute del corpo,
che va curata, ma certamente va sostenuta anche dalla salute dello spirito”.
E’ di primaria importanza la tenuta sociale del Paese. In questa fase delicata, è fondamentale l’urgenza di uno sguardo lucido sulla situazione attuale che si traduca in una presenza di speranza della comunità cristiana, ma soprattutto in azioni concrete a sostegno delle famiglie e dei cittadini, in particolare quelli più vulnerabili. Sul piano sanitario è fondamentale l’importanza della campa- gna vaccinale, da sostenere e implementare, a beneficio della collettività.
Ma è la questione sociale, innescata dalla pandemia, che preoccupa di più. Le stime riguardanti l’esplosione di vere e proprie “faglie sociali” – tra i più ricchi e i sempre più poveri (fra cui rientrano in numero crescente lavoratori e piccoli imprenditori del ceto medio), tra donne e uomini, tra anziani e giovani – richiamano a un forte senso di responsabilità che deve accomunare le istituzioni, sia quelle civili sia quelle religiose.
A tutti è chiesta una maggiore presenza, materiale e spirituale, per evitare che la forbice delle disuguaglianze continui ad allargarsi, recidendo certezze e prospettive, compromettendo lo sviluppo dell’intero sistema nazionale e gettando nelle braccia della criminalità e dell’usura chi non vede una via d’uscita. Dunque la necessità di politiche adeguate e coraggiose, capaci di sostenere cittadini e famiglie, in particolare i più fragili, e di dare anima e corpo alla ripresa. È indispensabile promuovere, per quanti si trovano in situazioni debitorie, un’efficace rete di supporto e di consiglio che permetta loro di orientarsi correttamente ai primi segnali di crisi senza attendere l’aggravarsi di situazioni difficili.
Non perdiamo la speranza, uniti superiamo questa durissima prova riflettendo sull’imminente Pasqua e sul valore che rappresenta per tutti i cristiani con il suo messaggio di Solidarietà di Amore e di Pace.
Orazio D’Antoni