Ambiente, Catania, Note di D'AntonI

Note D’antoni, Editoriale Maggio 2019: L’Europa e lo spreco alimentare

Un tema di riflessione per il futuro Parlamento Europeo è lo spreco alimentare: una piaga sul piano etico, ma anche economico e ambientale.

Tra le sei tematiche proposte all’Unione Europea sul piano dell’ecologia vi è la gestione dei rifiuti industriali e commerciali, delle batterie esauste, delle microplastiche impiegate senza controllo in cosmesi, del consumo del suolo, della decarbonizzazione e dello spreco alimentare.

Lo spreco alimentare è un tema fondamentale in un continente che produce meno cibo di quello che consuma e nel quale le disuguaglianze sociali crescono di anno in anno. Nella scorsa legislatura europea, all’interno del pacchetto sull’economia cir- colare, sono già state inserite, per la prima volta, misure obbli- gatorie di prevenzione. Più pre- cisamente -dice il Parlamento- la Commissione Europea dovràvalutare entro il 2023 la possibilità di ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2030. A mancare tuttavia è la definizione armonizzata del problema e una metodologia di calcolo dello spreco. In assenza di esso, nessuna politica può essere portata a termine. Ai neo deputati chiediamo di farsi carico della definizione di tale metodologia, affinché questo ottimo proposito non rimanga sulla carta.”

Che cosa è lo spreco alimentare? La definizione si integra con quella di perdita di cibo, vale a dire “la riduzione non intenzionale del cibo destinato al consumo umano che deriva da inefficienze nella catena di approvvigionamento: infrastrutture e logistica carenti, mancanza di tecnologia; competenze, conoscenze e capacità gestionali insufficienti.

Avviene soprattutto nella fase di produzione, di post raccolto e di lavorazione dei prodotti, per esempio quando il cibo non viene raccolto o è danneggiato durante la lavorazione, lo stoccaggio o il trasporto e viene smaltito”, mentre con spreco si indica “lo scarto intenzionale di prodotti commestibili, soprattutto da parte di dettaglianti e consumatori, ed è dovuto al comportamento di aziende e privati .

Orazio D’Antoni

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