Anche se non è provato il nesso tra l’uso degi apparecchi e l’insorgenza di tumori, i giudici hanno stabilito che entro il 16 luglio deve essere avviata una campagna d’informazione
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I ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione, entro sei mesi, ciascuno per il proprio ambito di competenza provvedano ad adottare una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, sulle corrette modalità d’uso di telefoni cellulari e cordless e sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di questi apparecchi. E’ quanto ha deciso il Tar del Lazio accogliendo sul punto il ricorso dell’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog.
· L’esperto “Mai esagerare con l’uso”
“Dagli atti depositati in giudizio – scrivono i giudici – risulta che già, con nota prot. n. 0001080 -P del 16 gennaio 2012, il Ministero della Salute, in riscontro ad una precedente richiesta di uno dei procuratori della Associazione ricorrente, evidenziava: “Il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all’uso del cellulare è alla costante attenzione del Ministero della Salute, in particolare a seguito della classificazione stabilita dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel 2011, di agente possibilmente cancerogeno per l’uomo (categoria 2B) per i campi elettromagnetici in radiofrequenza”.
Nella medesima nota, il Ministero della Salute, “ha evidenziato che il Consiglio Superiore di Sanità, nel parere del 15 novembre 2011, tenuto conto della posizione formalmente assunta dall’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non è dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non possa essere del tutto esclusa in relazione ad un uso molto intenso del telefono cellulare” e che lo stesso Consiglio Superiore di Sanità “ha quindi raccomandato di mantenere vivo l’interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema, in attesa che le nuove conoscenze risolvano le attuali aree di incertezza, suggerendo nel contempo l’avvio di una campagna d’informazione al pubblico al fine di promuovere e incoraggiare un uso responsabile del telefono, soprattutto in relazione ai bambini che tendono ad essere avvicinati all’uso del telefono cellulare in età sempre più precoce”, precisando infine: “La campagna di informazione è in fase di preparazione e sarà basata sul quadro delle conoscenze desumibili dalle più autorevoli fonti e organismi nazionali e internazionali”. “Nonostante il ragguardevole lasso di tempo intercorso, la preannunciata campagna informativa – sottolineano i giudici amministrativi – non risulta essere stata ancora attuata”.
A vincere il ricorso sono stati gli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone che avevano anche intentato una causa, vinta in primo grado, per Roberto Romeo, nel 2017.
· La ricerca Gli effetti sul cervello dei ragazzi
il Tribunale civile di Ivrea riconobbe al signor Romeo un vitalizio perché “a causa della sua attività lavorativa di referente e coordinatore di altri dipendenti Telecom, ha utilizzato in maniera abnorme i telefoni cellulari”. Nel sentenza i giudici stabilirono che esisteva un nesso causale tra il tumore al cervello, benigno ma invalidante di cui è affetto l’uomo, e l’uso “abnorme” del telefono cellulare nel periodo compreso tra il 1995 e il 2010. Contemporaneamente i legali avevano annunciato il ricorso al Tar del Lazio per conto dell’associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog. “Ci sono dei rischi per la salute delle persone e questi devono essere conosciuti. Mai un tribunale aveva ordinato a dei ministeri di informare la popolazione su un tema del genere: si tratta di una sentenza rivoluzionaria”, spiega l’avvocato Stefano Bertone.
Il tar dice nella sentenza che da 18 anni il decreto sulla campagna informativa dei cellulari non viene fatta. Un ritardo a cui deve essere posto immediato rimedio. I ministeri si erano difesi dicendo che non è un dato definitivo che i cellulari provochino il cancro e in ogni caso c’è già un foglietto illustrativo che accompagna i telefonini. Quindi sostenevano che non ci fosse bisogno della campagna. I giudici hanno ritenuto che l’informazione contenuta nei “bugiardini” dei cellulari non è sufficiente e che la campagna dovrà partire dal 16 luglio sulle corrette modalità d’uso e “che cosa capita quando non si usa correttamente il telefonino”, ovvero che l’esposizione a campi elettromagnetici può causare danni gravi alla salute.
Laura Masiero, presidente dell’associazione per la lotta all’elettrosmog spiega: “E’ un segnale importante e molto forte che chiedevano da molto tempo: si tratta di rischi che non possiamo più sottovalutare. Gli studi scientifici stanno progredendo enormemente, abbiamo dei lavori importanti che indicano come ci siano dei rischi. Siamo di fronte a una sperimentazione globale, di massa, ma non ci si rende conto delle conseguenze che ci sono soprattutto per le fasce più deboli, i bambini sono i più a rischio. I cellulari non sono giocattoli, ma una tecnologia che e’ utile ma che va usata adeguatamente. Vigileremo sulla campagna informativa”. La prossima battaglia, secondo l’architetto Masiero, sarà quella che riguarda il 5g.
“Questo è’ un fatto che parte da una vicenda ma rappresenta un principio fondamentale. Una battaglia per creare attenzione nel rapporto tra Stato e istituzioni. Non si fa retroguardia, non e’ una battaglia contro l’industria della telefonia, ma si sollecita un’industria che fa dell’eccellenza affinché sviluppi tecnologia sempre più in modo responsabile” aggiunge l’avvocato Stefano Commodo. “E’ una soddisfazione per l’avvocatura torinese” gli fa eco l’avvocato Renato Ambrosio. “Centinaia di scienziati chiedono che i limiti di legge sulle esposizioni elettromagnetiche vengano abbassati perché sono provati gli effetti dei rischi biologici sulla salute” spiega invece l’avvocato Stefano Bertone.