L’ex capo della Casa Bianca aveva portato l’America alla Guerra del Golfo, era un convinto repubblicano, ma detestava Trump
George Bush senior, 41esimo presidente degli Stati Uniti si è spento a 94 anni. A darne l’annuncio il figlio, George W. Bush, che ne aveva seguito le orme alla Casa Bianca dopo che il padre aveva guidato gli Stati Uniti dal 1989 al 1993. E’ stato il più longevo Presidente degli Stati Uniti. Aveva condotto la Guerra del Golfo e la sua popolarità aveva raggiunto l’apice proprio nel 1991. Unanime il cordoglio per la sua scomparsa, con messaggi anche da parte dei suoi successori e avversari politici, compreso Donald Trump, verso il quale Bush senior non aveva nascosto la sua avversione fin dal principio, tanto da non averlo voluto ai funerali della moglie, otto mesi fa.
Chi era Bush senior
Nato a Milton nel Massachusetts il 12 giugno del 1924, George Bush è morto a Houston, in Texas, la sera del 30 novembre. Fu un eroe della Seconda Guerra mondiale, alla quale partecipò come il più giovane pilota della storia della US Navy, abbandonando gli studi e venendo abbattuto. Li riprese al termine del conflitto, laureandosi a Yale, dedicandosi poi al settore petrolifero in Texas.
Bush senior (chiamato così per distinguerlo dal figlio George W. Bush) fu deputato dal 1966 al 1970, senza mai diventare senatore. Richard Nixon lo nominò Ambasciatore all’Onu («Non per il cervello, ma per la fedeltà») poi, in pieno Watergate, assunse la guida del Partito Repubblicano. Fu anche numero 1 della Cia, prima di diventare il vice durante la presidenza di Ronald Reagan. Dal 1989 al 1993 fu capo della Casa Bianca, traghettando gli Usa nella Guerra del Golfo contro Saddam Hussein.
Non riuscì, però, a raddoppiare il mandato, sconfitto da Bill Clinton: ottenne solo il 37% dei voti e decise di ritirarsi dalla politica per diventare «Nonno a tempo pieno» come disse senza vergogna.
Tornò in pubblico solo in altre due occasioni: nel 2004 per le vittime dello tsunami in Asia e l’anno dopo per gli sfollati dell’uragano Katrina.
Quattro anni fa aveva stupito il mondo lanciandosi da un paracadute per “festeggiare” i suoi 90 anni, nonostante fosse costretto su una sedia a rotelle da tempo, a causa del Parkinson.
L’idea repubblicana e l’avversione per Trump
“Poppy”, come era chiamato in famiglia, ha incarnato un certo tipo di valori tradizionali repubblicani, radicalmente scardinati da Donald Trump, alla cui corsa alla Casa Bianca si è fermamente e apertamente opposto fin dalle primarie. Contro il tycoon era sceso in campo anche l’altro suo figlio, Jeb, sconfitto. Non a caso George Bush ha appoggiato – primo ex Presidente della storia Usa a farlo – il candidato democratico. Assente per motivi di salute alla cerimonia di insediamento del presidente eletto Trump, il 20 gennaio del 2017, ha chiesto espressamente che il magnate non fosse presente ai funerali della moglie Barbara, scomparsa lo scorso 17 aprile, dopo 73 anni di matrimonio. In rappresentanza della Casa Bianca vi ha partecipato la First Lady, Melania.
Le reazioni
Ad annunciare la sua scomparsa è stato il figlio George W. Bush, che ne ha seguito le orme come 43esimo presidente Usa. “Abbiamo perso un patriota e un umile servitore dell’America” ha commentato l’ex presidente, Barack Obama, che era andato a trovarlo mercoledì scorso, in occasione della sua visita a Houston, dove era intervenuto a un evento della Rice University. “Ha ispirato generazioni di americani al servizio pubblico” si legge in un tweet del Presidente Usa, che ha ricordato l’esortazione di Bush ad essere “mille punti di luce che illuminano la grandezza, la speranza e la possibilità dell’America nel mondo”.