Finora colpito quasi un milione e mezzo di italiani
Si sta registrando in questi giorni nel nostro paese un aumento dei casi di influenza che continuerà fino alla prima decade di gennaio. A dare un quadro aggiornato della situazione italiana è l’osservatorio InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità che, come ogni anno, pubblica rapporti settimanali sull’andamento dei contagi con dati elaborati dal Dipartimento Malattie Infettive. Dall’inizio della sorveglianza i casi di influenza in Italia sono stati un milione e 400mila.
Il brusco aumento appena annunciato ha riguardato soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni di età. Se infatti l’incidenza sulla popolazione generale è al momento di 6,39 casi per ogni mille persone, nella fascia di età sotto i 5 anni è invece di 19 casi su mille e tra i 5 e i 14 anni è di quasi 13 casi. Nell’ultima settimana si sono registrati 387mila casi, le regioni più colpite sono Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Calabria e la provincia autonoma di Trento.
I sintomi
I virus che causano l’influenza infettano le vie aeree. I sintomi possono variare molto a seconda del ceppo e della persona. Si va dal semplice mal di testa con raffreddore e tosse, alla febbre alta con dolori osteo-articolari, gola infiammata, bronchite. In bambini e anziani l’influenza può presentarsi anche con altri sintomi, come diarrea e vomito, nei primi, debolezza, astenia e stato confusionale degli ultimi. In soggetti particolarmente deboli l’influenza può avere complicanze anche gravi, (per esempio polmoniti virali e batteriche), rimane la principale causa di assenza da scuola e dal lavoro ed è la terza causa di morte per patologia infettiva in Italia, dopo Aids e tubercolosi.
Ogni anno ci troviamo a fare i conti con quella che viene definita senza mezzi termini un’epidemia perché purtroppo l’influenza è molto contagiosa. Si trasmette infatti con grande facilità da un soggetto all’altro attraverso le goccioline di saliva. Quindi bastano uno starnuto, un colpo di tosse o anche solo una conversazione fatta tra due persone a distanza molto ravvicinata per la trasmissione del virus.
Norme igieniche
Per limitare il contagio è consigliabile applicare alcune semplici accortezze come lavarsi spesso le mani, starnutire e tossire sempre in un fazzoletto o all’interno del gomito, evitare se possibile i luoghi affollati dove il contatto con altre persone è molto ravvicinato. E’ poi molto importante che le persone colpite da influenza non si mettano in testa di fare gli eroi: evitate di trascinarvi in ufficio per senso del dovere, state a casa, curatevi, ed evitate contatti con gli altri finché non starete meglio
Difendersi con il vaccino
Quella di quest’anno sembra essere un’influenza particolarmente aggressiva a giudicare dagli effetti che ha avuto in Australia dove ha causato più di 50 morti. Il vaccino è il metodo più sicuro per proteggere dall’influenza, ma non è efficace contro altri virus che provocano raffreddore e febbre. Quindi chi si vaccina a inizio stagione non è detto che non avrà mai la febbre per tutto l’inverno. La vaccinazione per la stagione 2017-2018 è composta da tre ceppi: A/Michigan/45/2015 (H1N1), una nuova variante, e poi A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) e B/Brisbane/60/2008 presenti anche nel vaccino dello scorso anno.
C’è ancora poco tempo per vaccinarsi, per chi avesse deciso di proteggersi. La vaccinazione è offerta in modo gratuito alle categorie considerate a rischio: principalmente bambini, anziani sopra i 65 anni e ragazzi e adulti affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze in caso di influenza. Per ridurre in modo significativo il numero di casi, le complicanze e la mortalità per influenza, occorrerebbe raggiungere coperture vaccinali elevate proprio nelle categorie a rischio, in particolare quella degli anziani con più di 65 anni e nei soggetti ad alto rischio di tutte le età. L’obiettivo minimo sarebbe raggiungere con il vaccino il 75% di queste popolazioni, l’obiettivo ottimale è invece una copertura del 95%.
Nella categoria degli anziani, dopo anni di costante crescita della copertura vaccinale, a partire dalla stagione 2013-2014 si è registrato un brusco calo e si è quindi passati dalla copertura massima del 68% toccata nel 2005-2006 al 52% della scorsa stagione. Siamo quindi ancora lontani dalla copertura minima auspicata.